

“Inizieremo spiegando brevemente perché è nata Emergency” - dice Paolo Piagneri, che è fisioterapista nell'ospedale di Emergency a Lashkargah, in Afghanistan, e che all'interno del Programma Italia di Emergency ha avviato un poliambulatorio a Polistena e due cliniche mobili nelle campagne foggiane, dove vengono curate persone indigenti e migranti che scappano da situazioni di guerra e assenza di diritti fondamentali. “Attraverso la mia esperienza, racconterò cosa accade in guerra e lo stato di distruzione prodotto da 40 anni di guerra in Afghanistan e, raccontando storie di pazienti, spiegherò com’è possibile che ospedali di Emergency, posti in zone di combattimento, riescano ad offrire cure di eccellenza e gratuite a chiunque ne abbia bisogno”. Paolo Busoni, che oltre a occuparsi delle logistica e dell’amministrazione degli ospedali di Emergency in Sudan e Cambogia è anche uno storico militare, spiegherà com’è cambiata la guerra nell'ultimo secolo, come più del 90% delle vittime siano civili (di cui più del 30% bambini al di sotto dei 14 anni). Questo è ciò che ha motivato la nascita di Emergency: portare assistenza medica e chirurgica alle vittime civili delle guerre e delle mine antiuomo. Ma non solo: Emergency nel 2006 ha costruito un ospedale in Sudan dove non si pratica chirurgia di guerra o di emergenza, ma principalmente cardiochirurgia. Infatti il Sudan, come tanti altri Paesi africani, ha vissuto uno guerra che ne ha distrutto tutte le infrastrutture sanitarie e sociali. I problemi cardiaci sono una delle maggiori cause di morte per tutta l'Africa e non esisteva nessun centro chirurgico gratuito a cui i pazienti potessero rivolgersi. Con il programma di cardiochirurgia in Sudan, Emergency ha voluto affermare che il diritto ad una sanità di eccellenza può essere garantito a tutti. “Attraverso le nostre esperienze – spiega Paolo Piagneri - descriveremo come la guerra non risolva mai i problemi di un paese, ma condanna la sua popolazione ad una vita priva del suo diritto fondamentale: quella alla salute e, quindi, alla vita stessa. Da questo stato di fatto nasce il ripudio della guerra da parte di Emergency". L’iniziativa al LEM prevede anche la visione di immagini e di un video di venti minuti che si intitola "Domani torno a casa", che racconta, in parallelo, le storie di due pazienti in Afghanistan e in Sudan, che sono stati curati all'interno dei centri chirurgici di Emergency.
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