

Il racconto di Marco Bruciati - Livorno. Ore 13:45. Piazza Grande. Sto mangiando a un locale nei pressi di Piazza Grande. Uno di quei locali con i tavoli all'aperto con persone che passano continuamente. I tavoli sono tutti pieni. Vicino a me una coppia di ragazzi e due famiglie ( madre, padre, figlio di circa 7 anni). Arriva un ragazzo di colore che chiede se voglio comprare qualcosa. Lo ringrazio e rispondo che non ho bisogno di niente. Il ragazzo passa al tavolo successivo poi a quello dopo e nel giro di pochi secondi lo vedo letteralmente volare a terra vicino all''ingresso del locale. Mi volto e vedo uno dei due padri di famiglia scagliarsi sul ragazzo a terra colpendolo ripetutamente con calci e urla ( "vai via, hai rotto"). Mi alzo e mi frappongo tra i due invitando il picchiatore a smetterla e a tornare a sedere. Il buon uomo, di tutto punto, inveisce contro di me minacciando una dose di botte pure per il sottoscritto ( "fatti gli affari tuoi"). Mi volto ed aiuto il ragazzo ad alzarsi e a raccogliere tutti gli oggetti che nel frattempo si erano sparsi sotto mezzo portico di via Grande. Nel frattempo, l'altro, un armadio pompato a dovere da palestra continua a gridare.
Finiamo di raccogliere il materiale, accompagno il ragazzo di colore dietro l'angolo, torno pago il conto e me ne vado. Nel frattempo il tizio si era rimesso a sedere, davanti alla figlia di 7 anni, rimasta basita per l'accaduto. Racconto questa storia non perché mi sia reso conto oggi di quanto il mondo sia stronzo e cattivo (un po' di pelo sullo stomaco nel corso del tempo, mio malgrado, me lo sono fatto) ma perché, come spesso accade, la cosa più truce e triste di questa situazione è che il fatto è avvenuto davanti ad almeno venti persone che per un motivo o per un altro non hanno mosso un dito o la lingua (anzi no, uno ha detto al picchiatore " Si, hai ragione, sono troppi ma non ti conviene, poi ci rimetti te). Racconto questa storia perché l'antifascismo e l'antirazzismo non sono concetti astratti da promuovere e celebrare solo nelle ricorrenze del calendario ma valori fondativi che devono muovere la vita civica quotidiana. Siamo in una fase storica in cui la solidarietà e le marce per la pace non bastano più, serve sporcarsi le mani con ciò che questa realtà ci mette davanti ogni giorno, senza paura e con la consapevolezza di essere sempre dalla parte giusta. Racconto questa storia non per descrivere un cahier des doleances in cui Livorno è diventata uno schifo ma per invitare tutti coloro che leggeranno queste parole a fare altrettanto nel caso in cui si trovino in situazioni simili. Lo dico come cittadino e, da amministratore pubblico, come consigliere comunale: rimbocchiamoci le maniche senza piangerci addosso. Una storia livornese X.
The post Consigliere comunale difende straniero aggredito.
“In 20 non hanno mosso un dito” appeared first on QuiLivorno.it.